Madera, a un passo dalla fine del mondo

Un giardino sull’Oceano Atlantico dove è sempre primavera, in cima a un vulcano per toccare solo il cielo, e poi a Porto Santo per trovare una spiaggia dorata dove dimenticarsi di tutto

Pare che i primi navigatori arrivati a Madera abbiano avuto diversi problemi a sbarcare, tanto fitta era la vegetazione. Ai loro occhi l’isola apparve così, montuosa e inaccessibile, completamente coperta di foreste e dominata dai volti corrosi di vecchi vulcani estinti. Non stupisce che Madeira, il nome portoghese dell’isola, significhi legname. E le leggende non mancano, perché qui siamo oltre le mitiche Colonne d’Ercole, davanti all’Africa. In pratica, ci troviamo qualche passo oltre la fine del mondo. Per alcuni Madera e la vicina Porto Santo erano un pezzetto del naufragato regno di Atlantide. Secondo gli antichi geografi greci, invece, l’arcipelago che oggi appartiene al Portogallo era parte delle Isole Fortunate, dove gli dèi accoglievano gli eroi.

Per nostra fortuna, il cuore di Madera custodisce ancora oggi, quasi come una reliquia, un tratto di quella primitiva foresta che diede filo da torcere ai colonizzatori. Si chiama Laurisilva, o bosco di lauri, ed è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il fascino dell’isola deriva proprio dalla sua natura lussureggiante e al contempo fragile, figlia del clima da eterna primavera che l’avvolge per tutto l’anno. Grazie a questo, Madera si veste di magnifici fiori tropicali che ne fanno un giardino cullato dal mare. Sulla costa, per lo più rocciosa, s’affacciano la maggior parte dei paesi e la graziosa capitale, Funchal, ricca di case in stile coloniale.

Il meglio, tuttavia, viene prendendo uno dei tanti sentieri che portano all’interno. Ad esempio, la salita al Pico Ruivo, che domina l’isola dai suoi oltre 1800 metri di altezza. Ci si lascia alle spalle il verde delle foreste e l’oceano di nubi che si strappa qua e là, sui rilievi più bassi. Sulla cima, con un po’ di fortuna, avremo per compagnia solo l’azzurro del cielo; ai nostri piedi, le nuvole portate dal vento, le sagome corrugate delle montagne e infine il mare, con l’eco delle onde lontane.

Madera, ideale per gli amanti del trekking, è piuttosto povera di spiagge. Le uniche disponibili, di ciottoli o sabbia nera, testimoniano la natura vulcanica dell’isola. E dov’è il problema? Basta prendere il ferry e andare nella vicina Porto Santo per cambiare del tutto scenario. Qui trionfano il turchese del mare e l’oro della lunga spiaggia, quasi dieci chilometri di finissima sabbia che pare abbia proprietà terapeutiche. È una fra le sette spiagge più belle del Portogallo, molto frequentata in luglio e in agosto, tranquilla durante il resto dell’anno. Come in questi giorni, quando camminando verso Ponta da Calheta, o meglio ancora prendendo per Porto dos Frades, possiamo quasi tornare indietro nel tempo, immaginando i naviganti del passato e le loro storie. Porto Santo fu molto amata, ad esempio, da Cristoforo Colombo, che per un po’ soggiornò sull’isola. Ancora oggi si può visitare Casa Colombo, un piccolo museo a lui dedicato, in cui sono raccolti anche alcuni cimeli provenienti da un galeone affondato nelle vicinanze. Leggenda vuole che nelle notti di luna il grande navigatore torni a passeggiare sulla spiaggia, contemplando l’orizzonte pieno di malinconia, per poi dissolversi nella luce dell’alba.
Poi ci sono loro, le perle dell’arcipelago. Sono le isole Desertas e le Selvagens. Diciamo subito che sono protette: per visitarle occorre un permesso e quindi un’escursione organizzata. Si tratta di angoli remoti tra Madera e le Canarie, completamente disabitate. Di origine vulcanica, si alzano brulle e severe da un mare che, stando alle parole del regista e oceanografo francese Jacques-Yves Cousteau, avrebbe le acque più limpide del mondo. Vale la pena andare, chi può. Anche solo per vivere un istante quel senso di lontananza da ogni cosa, noi finalmente stranieri in un angolo di natura rimasto come all’alba della storia.

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