TCHAD, alla ricerca dell’Eden nel cuore del Sahara

Guardando una carta del Tchad, da N’djamena, capitale e punto di partenza verso il Sahara ciadiano, l’Ennedi appare come un bastione isolato circondato da sabbie e reg. Questo massiccio che, nel terziario faceva parte della regione sudanese, è stato successivamente raggiunto dall’avanzamento del deserto ed è entrato nella zona arida. La peculiarità dell’Ennedi, barriera naturale ai venti monsonici umidi, è ricevere ancora sporadicamente le piogge, violente ma brevi, facendone un Sahara tropicale, se così si può dire, in cui si è creato un clima particolare. Un deserto abitato in cui appaiono piccoli accampamenti, pozzi e carovane di dromedari che percorrono distanze enormi, verso nord alle oasi del Murdi, verso sud ai mercati di Biltine e Waddai, verso ovest a Faya e il Tibesti.

Tubu, Daza, Zagawa, Murdia, arabi nomadi hanno la loro radice qui e la loro vita è perfettamente adattata all’ambiente naturale in cui vivono. Il volto, i gesti, la postura, il movimento del corpo, tutto sottolinea la naturale fierezza ed eleganza di queste genti.

Intorno ai pozzi, gruppi di uomini e di donne, vestite di colori sgargianti, con ampi movimenti alterni delle braccia tirano una corda al cui capo è legato il secchio che servirà alla distribuzione dell’acqua. In certe ore della giornata lunghe file di animali aspettano il proprio turno per l’abbeverata, e quando arriva il momento, ecco un caos di zampe, corpi che si scontrano, labbra che succhiano e spruzzano acqua intorno, mentre gli uomini corrono, vigilano, incitano gli animali. Gli animali ormai sazi, le ghirbe gonfie d’acqua, gli uomini si allontanano, il pozzo si svuota e tutto torna silente. Stupore e sensazione quasi di irrealtà, si prova girando da un enneri (fiume secco) all’altro, tra falesie sparse e dalle forme più bizzarre, entrando in gole bordate da qualche palma come abbandonata qua e là da mani incuranti. Percorsi labirintici conducono ad anfratti, grotte, ripari ove la testimonianza della presenza umana passata da tempo immemore, è ancora tangibile.
Sulle pareti sono dipinti per lo più in ocra rossa, personaggi con lunghe lance e scudi montati su dromedari e cavalli al galoppo “volante”, mentre altri stanno ritti, fissi, a volte affiancati a donne dai lunghi abiti, recinti di capanne e mandrie variegate. Archei è sempre una sorpresa che si svela piano perché per poter avvistare i coccodrilli bisogna raggiungere a piedi la ghelta, incassata in un canalone.

Questi piccoli esemplari adattatisi in un ambiente così esiguo, lontani discendenti dei rettili che popolavano gli enneri che una volta scorrevano attraverso il massiccio, si mostrano con molta parsimonia al nostro occhio e solo quando il sole arriva a lambire l’acqua della ghelta.

I suoni sono smorzati e solo qualche volo di uccelli disturba il silenzio. Sull’altro versante della falesia si affaccia un’altra ghelta, più ampia e di facile accesso. Qui arrivano i nomadi con i dromedari che attendono il momento di bere. Le pareti fanno da cassa di risonanza ai suoni rochi, lunghi, potenti che escono dalle gole degli animali nonché alle voci degli uomini che li accompagnano.

Là in alto sullo sperone da cui si possono vedere le due ghelta divise da una barriera naturale, non si può che rimanere ammutoliti davanti a tale straordinaria bellezza. I laghi di Unianga, il punto più settentrionale dell’Ennedi, fanno parte di un reticolo idrico tra i più vasti del Sahara e collegato un tempo al grandissimo Paleociad. Queste aride parole nulla dicono dello spettacolo che si dispiega davanti agli occhi quando d’improvviso, dopo una serie di dune, tra falesie bianche abbacinanti e sabbie color albicocca che coprono a tratti le pendici, appaiono questi laghi. L’acqua passa dallo smeraldo intenso, all’azzurro cupo, al rosso delle alghe, al bianco sulla cresta delle onde, mentre sui bordi dei laghi salmastri si accumula il sale. Tutto intorno una fitta vegetazione di palme, canne, erba che accolgono in certi periodi dell’anno alcuni uccelli migratori che fanno tappa qui.

Anche questa è Africa, nel cuore e nella mente è un’apertura verso un mondo che dà sempre nuove sorprese.

 

Un viaggio in TCHAD (Kel 12) ENNEDI, LAGHI E ARTE RUPESTRE DEL SAHARA

  •  1° giorno – Partenza per N’Djamena via Parigi; arrivo in serata. 
  • dal 2° al 4° giorno – Superato il paese di Massakory, si percorre il fiume Bahr el Ghazal per entrare nella regione del Kanem. Si prosegue poi fino a raggiungere il villaggio di Oum Chalouba – Kalait.
  •  dal 5° al 7° giorno – Si percorre la pista che collega la città di Abeché al villaggio di Fada, fino ai confini meridionali dell’Ennedi. Ci si addentra poi nel massiccio percorrendo l’oued Archeï fino alla grande guelta.
  • 8° e 9° giorno – Si segue la pista che collega Monou a Fada per iniziare da qui la traversata del massiccio. Si attraversano le regioni del Mourdi e del Derbili.
  • 10° e 11° giorno – Si continua fino al villaggio dell’Eyo Demi e si prosegue verso la falesia Ounianga Serir fino al lago Teguedei e agli altri laghi dell’oasi.
  • dal 12° al 15° giorno – Da Ounianga Kebir ci dirigiamo verso Kora fino alle cattedrali arenacee di Bichagara. La pista ci condurrà ad Abeche, antica capitale del Ciad. Attraverso la regione del Guerà, si rientra a N’Djamena.
  • 16° giorno – Arrivo in Italia.
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